Chiese E Arte Sacra
La Chiesa della Madonna dei Lumi
Accanto alla guardiola della Porta San Giovanni, sulla sinistra di chi guarda, si nota un piccolo campanile che sovrasta la navata destra di una chiesa seicentesca "La Madonna dei Lumi", andata oggi quasi completamente perduta.
Questa chiesa barocca fu costruita all'inizio del '600 con una soluzione architettonica molto ardita per l'epoca (si trattava infatti di una chiesa sopraelevata, disegnata dal sangimignanese Francesco Panzini, che chiudeva in alto il primo tratto di via San Giovanni e vi si accedeva attraverso un ballatoio al quale giungevano due rampe di scale dalla via sottostante).
Fu dedicata ad una antica immagine della Vergine, affrescata in una nicchia sopra la parte interna della porta e restaurata da Lorenzo Ciardi nel 1522, ritenuta miracolosa perché era apparsa ai sangimignanesi inspiegabilmente circondata di luci.
Demolita dopo circa tre secoli la navata centrale, che rendeva troppo buoi e quasi impraticabile la strada per i nuovi mezzi di locomozione, rimangono ancora ben visibili gli archi ormai chiusi, e le colonne di mattoni che delimitavano le due navate laterali, una delle quali, quella sottostante il piccolo campanile, è aperta al pubblico e dà il nome alla attigua piazzetta che si chiama appunto "della Madonna", alla quale si accede da una scala, allargata rispetto all'originale, sulla sinistra di via San Giovanni.
Resti della Chiesa di San Francesco
Dopo l'ingresso da Porta San Giovanni, percorrendo l'omonima via, sulla destra, in uno slargo che ne sottolinea l'importanza, appare quello che resta dell'antica chiesa del convento di San Francesco.
Chiusa tra due case in mattoni, la bella facciata in travertino bianco, solcata orizzontalmente da linee scure di serpentino che richiamano lo stile pisano, con la porta sormontata da un doppio arco che racchiude il simbolo dei Cavalieri Gerosolimitani, fa presagire quella che doveva essere la severa bellezza di una chiesa appartenente all'ordine francescano e che era stata precedentemente una Magione del ricco ordine di quei monaci-soldati che avevano il compito di difendere il Sacro Sepolcro.
Questa antica Magione doveva servire, prima di essere mutata in convento francescano, a dar ricovero proprio ai pellegrini e ai viandanti della Francigena.
Casa di Santa Fina
Da Piazza della Cisterna percorrendo via Del Castello, a circa 100 mt. sulla destra, un arco immette in un vicolo buio e ci consente di arrivare velocemente alla Casa di Santa Fina.
La giovanissima beata, dopo una lunga serie di sofferenze fisiche e morali accettate per amore di Cristo, assistita amorevolmente, dopo la morte della madre, dalla nutrice Beldie, passò molto tempo della sua breve vita immobilizzata su una tavola di legno nella cantina della sua povera casa; il luogo, ora trasformato i cappella, si può visitare ogni 12 marzo, festa della Santa.
Si dice che, poco prima della morte, San Gregorio le fosse apparso per predirle che le sue sofferenze terrene stavano per finire e che, dopo la sua dipartita, le campane delle chiese del paese si fossero messe a suonare mosse dagli angeli; fiori particolari, che oggi si chiamano "viole di Santa Fina", fiorirono sulle torri e sulle mura.
La fanciulla che non è mai stata dichiarata santa dalla chiesa, è davvero vissuta nella nostra città e, a distanza di secoli, è nel cuore e nelle preghiere dei sangimignanesi.
Museo d'Arte Sacra
Il Museo fu creato nel 1915. Recentemente ampliato e riordinato, raccoglie pezzi provienienti dalla Collegiata e da conventi e chiese del territorio. Comprende pregevoli tele, tavole, corali, sculture, terrecotte, resti di monumenti funerari, bassorilievi, tessuti e argenti. Ricordiamo le sculture ligneee del XIV secolo dell'Angelo Annunciante e della Madonna (di cui rimane solo il busto) e gli splendidi corali miniati di Niccolò di Ser Sozzo e lippo Vanni. Particolarmente cara ai sangimignanesi è la tavola di Bartolo di Fredi raffigurante la Madonna della Rosa (vedi foto), frammento superstite di un trittico.
Nella sala degli arredi sacri vi è una pregiatissima Croce smaltata dell'inizio del XIV secolo e altri finissimi esempi di orificieria lavorati a sbalzo o a cesello. Nella sala dei paramenti sono conservati paliotti, pianete e altri paramenti liturgici di altissimo artigianato, in massima parte secentesca e settecentesca, fra cui il Paliotto delle Colombe d'Oro, rarissimo esempio dell'arte tessile del Quattrocento.
Notevole è una statua lignea policroma nella stessa stanza, raffigurante Sant'Antonio Abate, del primo quattrocento, opera di Francesco da Valdambrino.
Il Duomo o Basilica di Santa Maria Assunta
Il Duomo o Chiesa Collegiata sorge sul lato ovest dell' omonima piazza, monumento insigne dell'architettura romanica in Toscana. La Basilica è un vero e proprio tempio di fede e di arte: per devozione sono state finanziate e create molte delle opere fatte per la chiesa e tuttora presenti in loco o trasferite nei musei della città, commissionate attraverso i secoli agli artisti più celebri del tempo.
Lo sviluppo della chiesa riflette la crescita e l'evoluzione della città. In origine semplice Pieve costruita intorno al 1000, fu trasformata in Propositura nel 1056. La sua solenne consacrazione avvenne nel 1148 ad opera del Papa Eugenio III mentre tornava a Roma lungo la Via Francigena. Fin dal XII secolo, la Collegiata ha goduto di numerosi privilegi sanciti con Bolle e decreti papali. Questa straordinaria attenzione dedicate dalle più alte cariche ecclesiastiche alla chiesa di San Gimignano indussero anche le autorità locali ecclesiastiche e laiche ad intervenire per renderla sempre più degna della sua fama e più splendido luogo di culto.
Iniziarono quindi già nel 1239 i lavori di ampliamento e di abbellimento, a cui parteciparono gli artisti più famosi, fino a tutto il Seicento. I santi della città furono venerati e trovarono qui la loro celebrazione: Santa Fina, il Beato Bartolo, San Piero martire, il Beato Ciardo. San Geminiano, il santo vescovo modenese, ha qui la sua reliquia e il suo altare ed è celebrato il 31 gennaio anche a San Gimignano come Santo patrono. Dal pulpito della chiesa predicò Girolamo Savonarola. Diversi Cardinali furono Proposti della Collegiata: Giordano Orsini nel 1146 e Napoleone Orsini nel 1314, il napoletano Francesco Carbone nel 1389, Francesco Soderini nel 1495 e Baldassare Cossa, che fu poi l'Antipapa eletto nel 1410 e deposto nel Concilio di Costanza del 1414.
L'interno della Basilica è interamente affrescata: lungo la parete di destra troviamo Storie del Nuovo Testamento, affreschi attribuiti alla Scuola di Simone Martini, e sulla sinistra Storie del Vecchio Testamento ad opera di Bartolo di Fredi, insigni esempi di arte medievale.
Sulla controfacciata è un grande affresco con il Martirio di San Sebastiano, del 1465, e due bellissime statue lignee di Jacopo della Quercia, dell' Angelo Annunziante e la Vergine Annunziata. Sopra, affreschi di Taddeo di Bartolo raffigurante Il Giudizio Universale con i Beati e i Dannati, evidentemente ispirati all'inferno dantesco.
In una cappella del transetto è collocato il celebre duecentesco Crocifisso ligneo policromo. Nella navata di destra, ai piedi del transetto, si apre la famosa Cappella di Santa Fina, del 1468, tesoro di grande pregio, con i suoi affreschi di Domenico Ghirlandaio raffiguranti San Gregorio che annuncia a Santa Fina la sua morte prossima e Le esequie della santa, e l'elegante altare, opera di Benedetto da Maiano.
www.duomosangimignano.it
Chiesa di San Domenico
Alla fine di Via del Castello che discende dalla Piazza della Cisterna, si trova il grande edificio di San Domenico, un tempo Castello del Vescovo di Volterra tra il X e l'XI secolo, dagli inizi del '200 fino al 1353 divenne roccaforte in difesa del Comune che si era appena formato e, successivamente, una volta sottomessa la città da parte di Firenze e costruita la Rocca di Montestaffoli, passò ai frati Domenicani che la trasformarono in convento. Resta in buono stato tutta la parte adiacente al bel chiostro quattrocentesco, che era stata trasformato in chiesa e di cui oggi si può visitare (non visitabile) la parte rivolta ad oriente, divenuta cappella, che mostra un grandioso altare barocco in legno dorato.
Lasciato dai monaci sulla fine del '700, dopo diverse vicende fu trasformato in carcere femminile prima e maschile poi, nel 1844. Non molte decine di anni fa è tornato alla Sovrintendenza ed il Comune ha sempre ritenuto opportuno recuperarlo per poter adeguatamente rispondere alle esigenze culturali e sociali della città. Di fatti, dopo un impegno durato quasi vent'anni, l'intero complesso è definitivamente passato al demanio comunale, il quale ha già avviato una fase preliminare di studi propedeutici e di indagini conoscitive.
Chiesa di Santo Bartolo
Da Piazza del Duomo scendendo per via San Matteo, subito dopo l'Arco il Palazzo della Cancelleria, recentemente ristrutturato al suo interno. Dopo la ripida discesa che porta in Capassi, la bella facciata della chiesa romanica di Santo Bartolo, santo locale che morì nel 1299 assistendo i lebbrosi nel lazzeretto di Cellole, al quale fu poi dedicata anche una famosa cappella nella chiesa di Sant'Agostino.
La facciata in mattoni, costruita nel 1173, mostra una elegante serie di archetti ciechi, distribuiti su due ordini di diversa misura, che poggiano su semicolonne.
L'architrave della porta d'ingresso è decorata con la caratteristica croce greca dei Gerosolimitani, trasformatisi poi nell'ordine dei Cavalieri di Malta.
Tra XI e XII secolo, quando faceva parte del borgo che si stava sviluppando a nord, fuori della prima cerchia di mura, era dedicata a San Matteo, allo stesso modo e per lo stesso motivo per cui l'attuale chiesa di San Francesco, nella zona sud del paese, si chiamava allora San Giovanni, ed aveva dato il nome al borgo che l'ospitava
La Chiesa di San Girolamo
Presso il Monastero delle monache Benedettine Vallombrosane, si trova la piccola Chiesa di San Girolamo ad una navata, con la grata che divide la parte claustrale e l'altare decorato da una bella tavola di Vincenzo Tamagni che rappresenta la Madonna in trono col Bambino e i santi Giovanni Gualberto, Benedetto, Giovanni Battista e Girolamo.
All'interno del convento, non visibili, sono conservati affreschi di scuola fiorentina del XVI secolo.
Chiesa di San Pietro in Forliano
Accanto al grande fabbricato del convento dei Monaci Agostiniani, ma orientata in senso opposto, troviamo la piccola chiesa di San Pietro, comunemente detta di San Piero, che è una delle più antiche di San Gimignano (XII sec.): ancora appartenente alla diocesi di Volterra, come la pieve di Cellole, Libbiano e Canonica, la sua semplice facciata in laterizio è alleggerita dalle mensole in terracotta del cornicione e da un unico sobrio rosone sistemato sopra la porta d'ingresso ad è anticipata da una serie di quattro scaloni in pietra; presenta un interno ad una sola navata con presbiterio rialzato, soffitto a capriate e pareti ricche di affreschi interessanti come quello, molto originale, della Madonna che porta per mano il bambino Gesù, tra San Pietro e San Giovanni Battista, che molti hanno ritenuto di Lippo Memmi ma che, più probabilmente, è del fratello Federico.
La Chiesa di San Jacopo
In fondo a via "Folgore da San Gimignano", all'uscita dalle mura della città, circondata da olivi, la chiesa romanica di San Jacopo dei Templari, che la tradizione vuole sia stata edificata dai Cavalieri al ritorno dalla I crociata, ma che sicuramente è di epoca successiva; edificata presso l'omonima porta sulla quale le monache di San Girolamo fecero costruire nel 1637 un cavalcavia per accedere, non viste, alle funzioni religiose, ha la parte inferiore in pietra con un portale sormontato da un doppio archetto cieco e dal simbolo dei Templari, mentre la parte superiore è in mattoni alleggeriti da un bel rosone in cotto, finemente lavorato. L'interno, ad una sola navata, conserva affreschi che rappresentano il santo a cui la chiesa è dedicata.
Da notare che tutte le chiese dei Gerosolimitani, dei Templari (difensori del tempio di Gerusalemme) e dei Cavalieri di Malta, ordini di monaci -guerrieri il cui simbolo, una croce greca, troviamo a San Gimignano sulle tre chiese di San Jacopo, Santo Bartolo e San Francesco, avevano attigui ospizi che servivano per accogliere tutti quei poveri o quei pellegrini che, lungo la via Francigena, intraprendevano per sé, o per incarico di altri, i lunghi e difficili pellegrinaggi utili per raggiungere la meta religiosa che ciascuno si proponeva.
Chiesa di Sant'Agostino
La Chiesa di Sant'Agostino si raggiunge da porta S. Matteo percorrendo la via Cellolese. La sua facciata molto semplice mantiene ancora i caratteri dell'originaria architettura. La porta sulla facciata principale non viene più usata come ingresso, ma ordinariamente per entrare in chiesa viene usata la porta che si apre sul lato destro.
L'interno è ad una navata con tetto a capriate e tre absidi ogivali.
La costruzione della chiesa di Sant'Agostino, con navata unica in stile romanico ed elementi gotici, si protrasse dal 1280 al 31 marzo 1298, quando fu consacrata dal cardinale Matteo d'Acquasparta. Al priore Frà Domenico Strambi si deve la costruzione del chiostro nella seconda metà del secolo XV e la decorazione rinascimentale della chiesa.
Di notevole interesse é la cappella del beato Bartolo i cui resti mortali sono custoditi in un monumento marmoreo, scolpito nel 1495 da Benedetto da Maiano; gli affreschi della parete e della volta furono eseguiti nel 1500 da Sebastiano Mainardi; il pavimento in terracotta è opera di Andrea della Robbia. Sull'altare maggiore domina l'incoronazione della Vergine con Santi, dai lineamenti incisivi, tavola dipinta nel 1483 da Piero del Pollaiolo.
A Benozzo Gozzoli si deve il ciclo di affreschi, nella cappella maggiore, con episodi della vita di Sant'Agostino, eseguito negli anni 1464-1465 con l'aiuto degli allievi Pier Francesco Fiorentino e Giusto di Andrea, autori anche dell'affresco votivo di San Sebastiano. Pregevoli sono i frammenti di affreschi di Bartolo di Fredi ed una Madonna di Lippo Memmi (1317), nonché la tavola di Fra' Bartolomeo con Madonna e Santi ( 1530) ed in Sacrestia un Crocifisso ligneo del secolo XV.