CASTELVECCHIO, già CASTRUM VETUS
Nella parte più nascosta dell'Alta Valdelsa, quasi al limite meridionale del territorio comunale di San Gimignano, si trovano i resti, meglio dire le residue emergenze architettoniche di quello che fu un importante insediamento medievale, a carattere civile e militare, una volta conosciuto come Castrum Vetus, oggi Castelvecchio, il più antico, per antonomasia, tra i "castelli" della Valdelsa.
Castelvecchio, probabilmente nato come "curtis", o centro abitato nei secoli VI e VII, in seguito alla calata dei Longobardi, assunse importanza e notorietà dopo l'anno Mille, essendo stato trasformato in "Castrum" e cittadella fortificata in posizione strategica a breve distanza dall'incrocio dell'internazionale via Francigena. proveniente dal nord e diretta a Roma, con la via del Sale che fin dall'epoca etrusca collegava Volterra e le miniere di salgemma alle città dell'interno, tra le quali Chiusi, Arezzo e Cortona.
La dipendenza di Castelvecchio dalla diocesi volterrana è acclarata da documenti probatori, ma alla fine del XII secolo manifestano interesse ad entrarne in possesso sia San Gimignano che Colle di Val d'Elsa, divenuti liberi Comuni. Finché il vescovo di Volterra, Ildebrando de' Pannocchieschi, con atto del 29 maggio 1210, trasferisce i propri diritti su Castelvecchio al Comune di San Gimignano. rappresentato dal podestà Palmiero di Angioliero.
Nel 1213, San Gimignano, che ha ambizioni espansionistiche, entra in conflitto con Volterra e disloca a Castelvecchio, posto sulla linea di confine tra i territori delle due città, un forte contingente militare per condurre le operazioni belliche, protrattesi per circa cento anni, anche se intramezzate da periodi di tregua. Nel 1308 una battaglia campale tra Sangimignanesi e Volterrani sembra concludersi senza vincitori né vinti, tuttavia, con un arbitrato del 14 aprile 1309, il territorio di San Gimignano si estende verso sud, a danno di Volterra e sul Montespeculo viene costruito il Castelnuovo (oggi Castelsangimignano), fortezza di confine. Con il XIV secolo comincia la decadenza di Castelvecchio, accentuata nel secolo successivo, quando, senza più un contingente militare, non è in grado di difendersi, prima dagli attacchi dell'esercito milanese, poi di quello napoletano, nemici di Firenze. Agli inconvenienti della guerra si aggiunge la critica situazione economica e, quindi, una epidemia di peste esplosa nel mese di agosto del 1478. Gli abitanti di Castelvecchio chiedono un valido appoggio a San Gimignano che non è in grado di darlo e, malgrado ciò, riescono a superare il difficile momento, fino al 1485 quando ricompare la peste, più violenta del solito.
San Gimignano, ancora una volta non fornisce aiuto anzi, con provvedimento del mese di ottobre 1485, dichiara Castelvecchio uno degli epicentri di diffusione della peste, da isolare nell'interesse della collettività, senza la possibilità di entrare o di uscire dall'insediamento. Nel XVI secolo Castelvecchio è abitato stagionalmente e per brevi periodi da boscaioli, carbonai e pastori. Nel 1576 le autorità ecclesiastiche accertano che la chiesa di Castelvecchio, già canonica, è in avanzato stato di degrado e la zona circostante "selvatichissima". L'insediamento viene completamente abbandonato e, addirittura, dimenticato, tanto da essere chiamato, in senso dispregiativo, "Le Torracce" per gli scheletri di due torri che spuntano sopra la vegetazione del bosco che ha preso il sopravvento. Nel 1908 lo scrittore Romualdo Pantini, in visita a Castelvecchio, lo definisce in un suo libro, "...il ricordo di un paese che fu, nel tempo lontano, di cui non rimangono che miseri resti di una bellezza grandiosa e triste... "
Nel 1979 un gruppo di cittadini sangimignanesi decide di riportare alla luce Castelvecchio ed a loro si uniscono molti volontari provenienti da tante parti d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia, compresi non pochi stranieri. Il "gruppo" iniziale si costituisce in associazione, detta "Gruppo Storico Castelvecchio" e nel 1995 l'Insediamento di Castelvecchio viene riconosciuto, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, "bene culturale", vincolato ai sensi della legge l giugno 1939, n.1086 e successive modifiche e integrazioni. mentre il suddetto gruppo associativo ottiene la qualifica di ente morale, dotato di personalità giuridica, con Decreto Regionale del 30 ottobre 1995, n.4903.
Con provvedimento del 21 marzo 1996 la Regione Toscana istituisce la "Riserva Naturale di Castelvecchio" affidandola in gestione all'Amministrazione Provinciale di Siena che suddivide la "Riserva" stessa in due zone: quella "A", a carattere archeologico e quella "B" a carattere faunistico e floristico. La tutela della zona "A" è demandata al Gruppo Storico Castelvecchio che continua l'opera di "rinascita" dell'antico insediamento organizzando, ogni anno, dei "campi di ricerca" estivi ai quali continuano a partecipare numerosi volontari senza ricevere alcun compenso. Bisogna tener presente che Castelvecchio ha bisogno di cure costanti per la fatiscenza di molti fabbricati e per i danni involontari causati, talvolta, da incauti visitatori, tanto da rendere necessari degli interventi di salvaguardia che vanno al di là della manutenzione ordinaria. Per ulteriori informazioni su Castelvecchio è consigliabile rivolgersi al Gruppo Storico Castelvecchio, telefono e fax 0577/941388 e-mail castelvecchio.valdelsa@gmail.com.